"Personaggi condannati da un autore"  96 rue de La Fontaine Edizioni

 

Un ragazzo e il suo più grande colpo di fulmine; una casa intrisa di mistero; la scelta più importante mai presa; un babbo natale molto cattivo; i mille demoni del pipistrello mascherato; queste sono solo alcune delle storie che ritroverete all'interno di questa raccolta di racconti.

Mi auguro che vi piacciano e che magari, con il tempo, riaffiornino alla memoria...ogni tanto.

ESTRATTI da...

Cuore Fermo

 “Però, ecco che la cosa inaspettata della giornata stava per accadere. Era strano: avevamo affrettato il passo ma, nonostante quello, stavo rallentando. Anzi, tutti stavano rallentando. I frame al secondo stavano aumentando di brutto. Una goccia di pioggia stava nascendo dalle nuvole con una delicatezza infinita, creando una danza al limite del surreale. Ci avrebbe messo un bel po’ a giungere e morire sulle vetrate del soffitto sopra di me, creando mille piccole goccioline intorno a lei. Sempre fuori dalle vetrate, gli uccellini stavano per prendere il volo, dato che si era alzato il vento per il temporale che si sarebbe scatenato da lì a poco. Uno dei primi temporali di stagione. Il bambino nella culla stava vomitando addosso al papà con uno sguardo di sfida, come se centrarlo in mezzo agli occhi fosse un bersaglio obbligatorio. Da mille punti. La ragazza stava camminando nella hall principale, quando il tacco improvvisamente si ruppe, facendola cadere per terra a una velocità infinitamente ridotta. Il ragazzo vicino a lei non era minimamente preoccupato per la sua ragazza, ma per i mille sguardi minacciosi di iene che stavano per lanciarsi a ridere sull’accaduto. Che stronzo. Il signore obeso che avevo notato a cena era impegnato in bagno a spingere per pisciare.
Probabili calcoli. Le gocce di sudore cadevano, infrangendosi sulla tazza del cesso, mentre i suoi grugniti di dolore infastidivano la coppia che stava facendo sesso nel cesso accanto. Tutto quello stava accadendo intorno a me. Ne ero affascinato e tutt’altro che spaventato. Incredibile come facessi a sapere che c’era un uomo con i calcoli renali al cesso. Ma poi capii il motivo di tutto quello, quando le milioni di farfalle incominciarono a cercare di uscire dal mio stomaco. Eccola lì. Con la coda dell’occhio la vidi per la prima volta mentre dava il resto a un cliente. Era una commessa, a prima vista, ma in quel momento lei per me era Giulietta, era Rossella, era Eva…Era tutto”.

L’incarnata paura

 “Per i successivi minuti non successe nulla, tranne che la prima pioggia incominciò a cadere molto lentamente a singole e grosse gocce, andando ad aumentare l’atmosfera sinistra che già si era creata. La tensione, dopo altri minuti, incominciò anche a dare i suoi frutti, insinuando in me la voglia di espletare alcuni fabbisogni fisiologici. L’unico problema che si poneva era la distanza tra la mia camera da letto e il bagno, situato nel piccolo cortile posteriore della casa, all’esterno. Ciò significava uscire dalla mia stanza, percorrere il corridoio, scendere le scale, passare per il salone, le cucine e infine uscire. La distanza, in altri momenti, era stata percorsa a gran velocità, in quelle stesse ore notturne, battendo ogni record. Ma quella notte era diversa; una mia amica era tornata a recarmi visita: la paura. Non potevo più aspettare. Mi tolsi le coperte di dosso e un leggero brivido oltrepassò l’intero corpo, dato lo sbalzo improvviso di temperatura. Posai per prima la gamba sinistra e rimasi fermo alcuni istanti, poi poggiai la destra, alzandomi con il bacino. Seduto sul letto, avevo la visione completa della stanza. Stranamente la trovai come una camera d’albergo, una camera nuova, sì, familiare, magari anche simile ad altre stanze in cui avevo dormito, ma non la mia, benché lo fosse. Presi coraggio e mi alzai in piedi; decisi di fare tutto a piccoli passi, con piccoli gesti, come se non dovessi farmi scoprire da nessuno. Forse c’era qualcuno con me in casa? Dannato scricchiolio e dannato legno, pensai.”

L’ala infranta del pipistrello:

 “Mi porto le mani al viso e cerco di mantenere la calma. Con una mano mi appoggio al freddo muro. Dubbi, troppi dubbi. Sento che parte del caos è entrato dentro di me e non vuole decidersi ad andarsene, avvinghiandosi intorno alla mia anima. Esco dalla casa, sbattendo la porta, e mi avvio verso il retro. Cammino velocemente. Il cuore batte all’impazzata e la mano mi trema così forte, da costringermi a metterla in tasca.
Dopo qualche minuto giungo a destinazione e guardo verso il basso. Faccio un cenno di saluto ai miei genitori e infine mi rivolgo ad Alfred. Sono già due anni che se ne è andato ma la lapide è ancora bianca e pulita, come nuova. Anche se le sue spoglie sono in Inghilterra, ho voluto avere un punto di riferimento per i momenti di bisogno e, avendo fatto parte della nostra famiglia da sempre, il suo posto è qui con noi. La fisso per qualche secondo in segno di rispetto e saluto anche lui. «Ciao, papà». Un forte vento si alza da ovest, facendo danzare l’erba intorno a me; in lontananza, alcuni lampi di luce mi indicano l’arrivo di un temporale. Probabilmente uno degli ultimi di quest’estate. Il cellulare inizia a mandare un suono di cui soltanto io conosco il significato, e le parole. «Klaatu barada nikto» mi danno una scarica di adrenalina come sempre, non sapendo a quali pericoli sarei andato incontro questa notte. Nel tornare all’interno della casa, osservo il bat-segnale uscire timidamente dalle nubi cariche di odio. Devo andare. Scendo nella caverna e mi prendo il mio tempo nell’indossare la corazza. Per me è diventato un rito. Ogni pezzo che indosso fa emergere sempre più la creatura che di giorno dorme dentro di me. Sulla parete rocciosa alla mia destra, vicino alla centrale elettrica, un piccolo pipistrello attira la mia attenzione. Infilo gli stivali e mi avvicino.
Il pipistrello sta emettendo dei piccoli versi, probabilmente di aiuto. Noto che ha un’ala rotta, ma questo non lo distoglie assolutamente dalla sua missione:tornare dal suo gruppo. Lentamente si sta arrampicando verso gli altri, tutti appesi a testa in giù sul soffitto, e, tra una caduta e l’altra, riprende sempre da capo. Continua a combattere nonostante la sofferenza e senza aiuto alcuno. Colgo l’allusione e, stringendo i pugni, entro nella batmobile. L’aria è calda e sotto l’armatura sudo a litri. I lampi ora provengono direttamente da sopra la città e decido di prendere la strada piùlunga e poco trafficata. Il male non scappa di sicuro.”